di Sabrina Izzo
Il 7 aprile u.s. l’Assemblea Generale adottava una risoluzione volta a sospendere la Russia dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. La storica decisione veniva approvata con 93 voti a favore, 24 voti contrari (tra cui è certamente importante evidenziare quello della Cina) e ben 58 astenuti. La scelta dell’Assemblea onusiana, avvenuta su proposta degli Stati Uniti, arrivava in corrispondenza di un ulteriore inasprimento del conflitto nel corso delle giornate precedenti al voto: invero, una grande quantità di materiale fotografico provvedeva a denunciare la situazione disperata della città ucraina di Bucha, nei pressi di Kiev, dove venivano rinvenuti centinaia di cadaveri di civili abbandonati nelle strade o sepolti in fosse comuni.
A spingere l’Assemblea ad esprimersi concorreva inoltre l’appello dell’ambasciatore ucraino Sergiy Kyslytsya che, prima del materiale svolgimento della votazione, urgeva gli stati ad avallare la risoluzione in questione. Allo stesso tempo ed in maniera esattamente speculare, il vice ambasciatore di Mosca Gennady Kuzmin chiedeva invece di fermare ciò che qualificava come un tentativo da parte delle forze occidentali di destabilizzare l’impianto onusiano in materia di diritti umani. La Russia era entrata a far parte del Consiglio in tempi recenti, nel gennaio 2021, in qualità di uno dei 15 paesi eletti dall’Assemblea Generale per il regolare svolgimento del mandato, la cui durata è fissata a tre anni.
Nel prendere coscienza di questa nuova frattura tra la Russia ed il resto della comunità internazionale, è utile tenere presente che la sospensione di Mosca dalla membership del Consiglio onusiano per i diritti umani non rappresenta un unicum nella storia delle Nazioni Unite: prima del voto del 7 aprile 2022, infatti, l’Assemblea Generale aveva provveduto a sospendere la Libia di Gheddafi nel 2011 con una manovra del tutto analoga. Ciò detto, la risoluzione del 7 aprile scorso acquisisce una portata politica addirittura maggiore se si considera il ruolo della Russia di membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.