di Francesca Toppetti
Istituita dalle Nazioni Unite nel 1970, la Giornata mondiale della Terra (22 aprile 2021) è giunta alla sua 51^ edizione, divenendo la più grande manifestazione ambientale dedicata al nostro Pianeta. Quest’anno il tema è “riparare” ed il focus parte da un dato emergente: le emissioni di Co2 sono nuovamente tornate ai livelli di allarme pre-pandemia, facendo naufragare la speranza che il periodo di strette restrizioni imposte dal confinamento alle nostre libertà avesse, almeno, portato vantaggi sulla salute ambientale, che aveva subito lo scorso anno un inatteso momento di benessere, sintomatico del fatto che – senza alcuna ulteriore possibile dilazione – occorre modificare le modalità di interazione dell’uomo con l’ambiente che lo circonda.
Un ambiente salubre (clean environment) costituisce la pre-condizione per godere dei diritti umani, la cui piena realizzazione postula in primo luogo la pulizia dell’aria che respiriamo e la salute degli ecosistemi, per questo la Corte europea per i diritti dell’uomo – pur non riconoscendo in modo espresso il diritto all’ambiente – hagià affrontato oltre trecento i casi in tema di ambiente a partire dalla tutela del diritto alla vita(Di Caprio and Others v. Italy; Smaltini v. Italy; L.C.B. v. the United Kingdom), del diritto alla libertà ed alla sicurezza (Howald Moor and Others v. Switzerland; Karin Andersson and Others v. Sweden; Stichting Landgoed Steenbergen and Others v. the Netherlands), dibattendo questioni in tema di inquinamento (Cordella and Others v. Italy), disastri naturali o provocati dall’uomo (Murillo Saldias and Others v. Spain; Budayeva and Others v. Russia; Viviani and Others v. Italy) e diritto alla libertà di espressione, in relazione all’accesso alle informazioni ambientali.
Già Lucrezio del De rerum natura esprimeva il timore per i pericoli legati all’impatto ambientale delle attività di estrazione, metallurgiche ed urbanistiche, mentre Seneca, vittima di febbre e malesseri vari, raccontava di aver trovato sollievo nella sua villa Nomentana, riparandosi “dall’aria pesante di Roma”. Il problema, dunque, non è nuovo, ma le dimensioni emergenziali che ora ha raggiunto impongono l’adozione di ogni possibile iniziativa concreta, in vista dell’obiettivo n.13 dell’Agenda 2030: la “lotta contro il cambiamento climatico”, che costituisce la sfida ed al tempo stesso la più grande minaccia alla sicurezza con cui l’uomo moderno è chiamato a confrontarsi, per cui sono indifferibili strategie concrete atte ad evitare che i danni provocati dall’inquinamento possano irreparabilmente pregiudicare le condizioni per una sana prosecuzione dello sviluppo della vita umana
Come di recente ha detto Tim Eicke, giudice presso la CEDU per conto del Regno Unito, in una lezione magistrale inaugurale sul cambiamento climatico e sul ruolo della Corte Europea nella tutela dei diritti umani, “nessuno può legittimamente mettere in dubbio che sia un’emergenza che impone un’azione dell’intero genere umano”, senza distinzioni di luogo geografico o stato di appartenenza.