di Maria Paola Costantini

Solo nel 2017, l’Italia ha introdotto nell’ordinamento italiano il reato di tortura, con un testo, la legge 110, che comunque presentava diverse criticità come sottolineato dalle associazioni e dalle organizzazioni operanti nell’ambito della tutela dei diritti umani nonché dal Commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa.

Ora con la proposta di cui prima firmataria è la deputata Imma Vietri, si intende riformulare gli articoli del codice penale come modificati dalla Legge e cioè gli articoli 613-bis e 613- ter, lasciando solo una sorta di aggravanti dell’art. 61 del codice penale.

La proposta è diretta – secondo la deputata – a impedire che le fattispecie previste siano applicabili al personale delle forze di polizia. Esplicitamente, si afferma nella relazione di presentazione che “potrebbero essere colpevolizzate le condotte come il rigoroso uso della forza da parte della polizia durante un arresto o in operazioni di ordine pubblico particolarmente delicate o la collocazione di un detenuto in una cella sovraffollata”.

Si sottolinea che le pene previste sarebbero “chiaramente sproporzionate rispetto ai reati che puniscono nel codice attualmente tali condotte (percosse, lesioni, minaccia eccetera) e non giustificate dall’andamento della situazione criminale in Italia”. ”

La proposta, se approvata, avrebbe un rilevante impatto su procedimenti riguardanti le violenze su detenuti (tra gli altri i fatti relativi al carcere di Biella o al carcere di Santa Maria Capua Vetere) o ancora in merito al trattamento di migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Al riguardo, è importante citare l’art. 19 del Testo Unico Immigrazione (Dlgs n. 286/1988) in cui si vietano le espulsioni, i respingimenti e le estradizioni ogni volta che sussistano fondati motivi di ritenere, che nei paesi nei confronti dei quali queste misure amministrative dovrebbero produrre i loro effetti, la persona rischi di essere sottoposta a tortura.

Si ricorda che l’Italia ha ratificato nel 1988 (Legge n. 489/1988), la convenzione ONU del 1984 contro la tortura e altri trattamenti e pene crudeli, inumani e degradanti e che in più occasioni è stata condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo.

Non può non essere menzionato che l’Italia è stata sanzionata per i casi relativi ai fatti della caserma di Diaz e Bolzaneto ai tempi del G8 di Genova.