di Alessio Sangiorgi
Con 161 voti a favore e otto astensioni, ieri, 28 luglio, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione storica tramite la quale ha riconosciuto che il diritto a un ambiente pulito, salubre e sostenibile costituisce un diritto umano.
La risoluzione, che richiama il testo adottato l’8 ottobre 2021 dal Consiglio dei diritti umani sulla stessa materia (ris. n. 48/13, di cui avevamo parlato nella newsletter dello scorso ottobre), afferma che la promozione del diritto umano a un ambiente salubre richiede la piena attuazione degli accordi ambientali multilaterali secondo i principi del diritto internazionale ambientale, oltre ad attestare che il diritto a un ambiente salubre ha una sua base nel diritto internazionale.
L’Assemblea Generale invita poi gli Stati, le organizzazioni internazionali, le imprese e le altre parti interessate ad adottare politiche environmental-friendly, a migliorare la cooperazione internazionale, il capacity-building e a continuare a condividere le buone prassi al fine di intensificare gli sforzi per garantire un ambiente salubre per tutti.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha accolto con favore la decisione e ha affermato che questo sviluppo epocale dimostra che gli Stati membri possono unirsi nella lotta collettiva contro la triplice crisi planetaria del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento.
La risoluzione rappresenta in effetti il più importante risultato raggiunto ad oggi dopo svariati decenni di sensibilizzazione e advocacy da parte di attivisti per la giustizia ambientale. Un’accelerazione che arriva a distanza di 50 anni dalla Dichiarazione di Stoccolma del 1972 che ha rappresentato il punto di avvio della protezione ambientale a livello internazionale (da una prospettiva antropocentrica), e che accennava già al legame tra diritti umani e ambiente nel Preambolo e al Principio n. 1.
È chiaro che si tratta di un primo, ma importantissimo, step per il pieno riconoscimento a livello internazionale di un diritto a un ambiente salubre, e con esso per la tutela effettiva dei diritti delle persone più vulnerate dal degrado ambientale, dall’inquinamento e dei cambiamenti climatici.
La decisione arriva non a caso in un momento di crisi planetaria: l’emergenza dovuta al cambiamento climatico è sempre più palpabile, tra il collasso della biodiversità, le ondate anomale di caldo e gli altri eventi atmosferici estremi che il pianeta sta attualmente vivendo, con impatti diffusi per la tutela dei diritti umani e per la protezione dell’ecosistema.
Il Segretario Generale ha concluso con un auspicio, che non possiamo che condividere: “La risoluzione contribuirà a ridurre le ingiustizie ambientali, a colmare le lacune in materia di protezione e a conferire più strumenti alle persone, in particolare a quelle che si trovano in situazioni di vulnerabilità, tra cui i difensori dei diritti umani in campo ambientale, i minori, i giovani, le donne e le popolazioni indigene”.