di Alessio Sangiorgi
Con un’importante risoluzione adottata lo scorso 14 novembre, nel corso della sessione speciale d’emergenza sull’Ucraina, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha raccomandato agli Stati membri l’istituzione di un meccanismo di riparazione dei danni commessi dalla Russia in Ucraina (o contro di essa), nonché la creazione di registro internazionale dei danni che funga da archivio delle prove e delle informazioni sulle richieste di risarcimento relativi al conflitto ucraino tuttora in corso.
La risoluzione è stata co-sponsorizzata da 56 Stati membri e ha raccolto 94 voti a favore, 73 astensioni e 14 voti contrari.
L’Assemblea ha anzitutto riconosciuto che, ai sensi del diritto internazionale generale, la Federazione Russa deve essere chiamata a rispondere di qualsiasi violazione del diritto internazionale commessa in Ucraina o contro di essa (comprese quelle del diritto umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani).
La Russia deve dunque farsi carico a livello internazionale delle conseguenze giuridiche dell’aggressione, anche attraverso la riparazione degli ingenti danni, delle perdite e delle lesioni causate a persone fisiche e giuridiche, nonché allo Stato dell’Ucraina. Da qui la necessità di creare inoltre un registro per la quantificazione dei danni, tramite la raccolta delle informazioni e delle prove pertinenti.
Pur se non si è certi sull’effettiva istituzione del meccanismo di riparazione dei danni, né tanto meno si può scommettere sulla volontà in futuro della Russia di cooperare in tal senso e di riparare i danni causati dall’aggressione dell’Ucraina, non si può comunque non salutare positivamente la raccomandazione dell’Assemblea Generale. In presenza di un Consiglio di Sicurezza bloccato dal veto russo, appare di non poco conto richiamare in ogni circostanza al rispetto delle regole del diritto internazionale e alla riparazione degli illeciti commessi.