di Veronica Guerra
Il 13 giugno 2024 è stato pubblicato il nuovo Rapporto Global Trends dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), nel quale vengono riportati date e statistiche relativi alla condizione di rifugiati e sfollati nel mondo.
Il Rapporto prende in considerazione il periodo da gennaio a dicembre 2023, evidenziando un aumento consistente del numero di persone in fuga da persecuzioni, guerre, violenze e condizioni di estrema difficoltà climatica ed economica: il numero totale di soggetti considerati sfollati “forzati” è infatti in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente, con un incremento di 8.8 milioni, portando a 117.3 milioni le persone costrette ad allontanarsi dalle proprie case. Le situazioni poste all’attenzione dall’agenzia dell’ONU riguardano in particolare il Sudan, la Striscia di Gaza in Palestina, il Myanmar, l’Afghanistan, l’Ucraina, la Repubblica Democratica del Congo, Haiti e la Siria.
Il Rapporto evidenzia come su un totale di 43.4 milioni di rifugiati che ricercano protezione all’estero, il 73% provenga da soli cinque paesi, ovvero Afghanistan, Venezuela, Siria, Ucraina e Sudan. Viene inoltre ricordato come la maggior parte dei profughi scelgano di rimanere nel territorio dello Stato di appartenenza, mentre coloro che escono dai propri confini territoriali tendono a rimanere nell’ambito di Stati vicini. Tra coloro i quali scelgono di abbandonare il proprio paese di origine, ben il 75% viene accolto da un paese a basso o medio reddito, e il 21% viene accolto da c.d. “paesi meno sviluppati”, tra i quali rientrano 45 Stati che contribuiscono al prodotto interno lordo globale per appena l’1.4%.
Quanto a coloro che risultano sfollati interni nel proprio paese a causa di conflitti e violenze, si registra come alla fine del 2023 vi sia stato un incremento del 10% rispetto al 2022, portando il numero totale di individui in questa condizione a 63.3 milioni. Donne e bambine costituiscono il 51% di coloro che rientrano in tale fattispecie, e il 49% di essi sono bambini, evidenziando come si tratti di una fascia di popolazione particolarmente vulnerabile e soggetta alle conseguenze più pesanti dello sfollamento. 9.1 milioni sfollati interni sono riscontrati nel solo Sudan, a causa della guerra iniziata lo scorso anno tra tra le Forze armate sudanesi (Fas) e le Forze di supporto rapido (Fsr).
Inoltre, i dati relativi alle richieste di protezione internazionale e temporanea rivelano come vi sia stato un incremento di 3.9 milioni di domande di asilo nell’arco del 2023, di cui più della metà sono state rivolte a Stati Uniti d’America, Germania, Egitto, Spagna e Canada. Di queste, con un aumento del 63% rispetto al 2023, 1.7 milioni di individui hanno visto accogliere la propria richiesta, e 1.1 milioni hanno ottenuto una protezione temporanea. Tuttavia, alla fine dell’anno passato rimanevano pendenti 6.9 milioni di richieste di protezione, con un aumento del 26%. Ciò sarebbe dovuto al fatto che “nonostante l’aumento della produttività, le nuove domande di asilo individuali hanno continuato a superare le decisioni sostanziali”.
Non sembra casuale la pubblicazione del Rapporto ad una settimana dalla Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra ogni anno il 20 giugno per ricordare l’adozione della Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati. Il quadro descritto dal Rapporto Global Trends, infatti, offre una prospettiva oggettiva e autorevole sulla condizione delle persone costrette ad abbandonare i propri luoghi di origine a causa di persecuzioni, conflitti, violenza, violazioni dei diritti umani e eventi di grande turbamento per l’ordine pubblico. Pur riconoscendo alcuni sviluppi positivi, soprattutto nell’ambito dell’analisi e valutazione delle domande d’asilo e della gestione delle persone apolidi, ciò che emerge dal documento conduce ad una riflessione sulla condizione dei rifugiati, esortando a individuare soluzioni guidate dalla cooperazione internazionale e dal rispetto del diritto internazionale.