di Maria Paola Costantini
L’8 luglio 2021 la Corte di Cassazione italiana si è pronunciata in via definitiva sui responsabili della cd Operazione Condor, ossia sulla strategia di tortura, sparizione e omicidio organizzata e perseguita nei confronti dei dissidenti dopo il Golpe in Cile contro il Governo Allende e poi in Argentina, in Uruguay, Bolivia e Peru all’epoca delle dittature militari degli anni settanta e ottanta. Il Piano Condor è stato un accordo di cooperazione tra i servizi di sicurezza dei vari paesi per catturare, torturare e far sparire attivisti, dissidenti e oppositori politici. Le vittime erano sindacalisti, insegnanti e militanti.
Il maxi processo era stato aperto a Roma nel 2015 e riguardava 43 vittime di origine italiana (6 italo-argentini, 4 italo-cileni, 13 italo-uruguaiani e 20 uroguaiani), sequestrate nell’ambito del Plan Condor. Gli imputati del processo riconosciuti colpevoli sono 24 militari uruguaiani, cileni, boliviani e peruviani, fra cui Jorge Nestor Troccoli, l’unico attualmente residente in Italia. Il processo Condor è uno dei più grandi procedimenti giudiziari che riguarda i crimini commessi durante le dittature sudamericane degli anni ’70 istituito fuori dal continente.
Era stato nel 1992 un giudice paraguaiano a scoprire i cd “Archivi del terrore” che hanno consenito di trovare documenti con cui si è potuto testimoniare l’assassinio di 50.000 persone; di 30.000 scomparsi; 400.000 incarcerati.
La condanna odierna segue alla precedente del 2019 che ha riconosciuto 24 ergastoli per i vertici dell’organizzazione, soprattutto ministri e presidenti, ma anche cappellani e membri dell’intelligence.
Grazie al coraggio dei sopravvissuti e dei familiari degli scomparsi e di alcune associazioni che hanno raccolto testimonianze e ricercato documenti, dopo 40 anni si è arrivati alla riconoscimento delle responsabilità, con difficoltà rilevanti non essendo in Italia previsto il reato di “desaparicion”, né fino al 2017 quello di tortura che è stato poi inserito con lacune rilevanti, tra cui la prescrizione.
La sentenza ha una portata storica anche per altri e nuovi processi. E’ sicuramente un segnale che riguarda non solo la giustizia italiana ma anche la dimensione sovranazionale.