di Simona Sagone

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha respinto il ricorso presentato da Francesco Schettino, ex comandante che era stato condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per il naufragio della Costa Concordia davanti al porto dell’Isola del Giglio il 13 gennaio 2012; un episodio tragico in cui persero la vita 32 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, mentre altre 157 rimasero ferite.

L’ex comandante era stato condannato in via definitiva per i reati di omicidio colposo plurimo, lesioni, naufragio, abbandono della nave e per omesse comunicazioni alle autorità.

Dopo che la Corte di Cassazione, nel maggio 2017, aveva respinto ricorso del ricorrente, confermando la condanna già pronunciata in primo e secondo grado, il collegio difensivo ha presentato ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, lamentando una serie di violazioni fondamentali nei confronti dell’imputato, che sarebbero avvenute nel corso dei procedimenti prima davanti al tribunale di Grosseto, e poi dinanzi alla Corte di Appello di Firenze. In buona sostanza in ricorso faceva leva su doglianze di violazione dell’equo processo e della presunzione d’innocenza.

In particolare, il ricorrente si doleva di aver subito una violazione dell’art. 6 CEDU, lamentando l’iniquità e il condizionamento del procedimento, specialmente a causa della campagna mediatica in corso durante la pendenza del giudizio. Infatti, secondo i difensori, le dichiarazioni rese ai mass-media da parte delle autorità pubbliche italiane avrebbero fatto anticipato il giudizio di responsabilità dell’ex comandante circa il naufragio della Costa Concordia, ledendo in tal modo il suo diritto a non esser considerato colpevole sino a prova contraria.

Inoltre, gli avvocati avevano sollevato la violazione del “principio costituzionale del giudice naturale precostituito” durante il giudizio d’appello presso la Corte d’appello di Firenze, poiché il caso era assegnato a una sezione della Corte diversa da quella prevista dalle tabelle degli uffici.

Il ricorso è stato dichiarato irricevibile l’11 luglio scorso, con una decisione del giudice unico che ha ritenuto che la condanna dell’ex comandante non avesse violato i diritti e le libertà sanciti dalla CEDU, considerando, dunque, il caso non meritevole di ulteriori approfondimenti.