di Livia di Carpegna Gabrielli Falconieri
L’11 aprile 2024 ha avuto luogo la votazione del Parlamento europeo circa l’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. La proposta era già stata presentata nel 2022, ed è stata ripresa a seguito dell’inserimento del diritto all’aborto nella costituzione francese all’inizio di marzo 2024.
Con 336 voti a favore, 163 contrari e 39 astensioni, il Parlamento ha espresso il suo favore verso la modifica della Carta. Prima che tale modifica venga implementata, sarà necessaria l’approvazione da parte dei 27 stati membri, requisito necessario per le modifiche della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Tuttavia, anche in ragione del fatto che alcuni Paesi (come la Polonia e Malta) presentano forti ostacoli interni rispetto al ricorso all’aborto, tale requisito risulta attualmente di difficile applicazione, avendo alcuni stati membri manifestato una visione contraria nei confronti della mozione.
Tra i principali sostenitori della modifica della Carta dei diritti fondamentali figurano i partiti dei Socialisti e democratici, Verdi/Ale, Renew e la Sinistra, mentre il Partito popolare europeo si è diviso tra favorevoli e contrari, con i primi prevalentemente di origine nordeuropea. Il gruppo dei Conservatori e riformisti e Identità e democrazia, tra cui il partito Fratelli d’Italia della Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, salvo rare eccezioni, ha votato contro la mozione.
I deputati europei richiedono, nello specifico, una modifica all’Articolo 3 della Carta, in modo tale da affermare il diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo, all’accesso informato, completo, libero e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai servizi sanitari ad essa connessi tra cui la possibilità di accedere a un aborto libero, sicuro e legale senza discriminazioni di alcun genere.
Il voto a favore dell’inserimento di questi diritti nella Carta dell’Unione Europea si accompagna alla richiesta agli stati membri di rimuovere limiti e ostacoli interni all’aborto e alla salute sessuale e riproduttiva, con particolare riferimento ai casi estremi ed emblematici di Polonia e Malta, e in linea con quanto previsto dal documento guida dell’Organizzazione Mondiale della Salute del 2022.
Inoltre, viene condannato il generale regresso sui diritti delle donne, la parità di genere e il tentativo di limitare i diritti legati alla salute sessuale e riproduttiva riscontrati a livello sia europeo che globale. I deputati hanno espressamente denunciato i casi di negato aborto da parte di medici e intere istituzioni mediche sulla base dell’obiezione di coscienza, anche in casi in cui si sono evidenziati pericoli per la vita o la salute della paziente. A questo proposito, in Parlamento è emerso il caso italiano, Paese nel quale l’accesso all’assistenza e all’aborto sta subendo erosioni a causa dell’elevato numero di medici obiettori di coscienza, un dato che rende, di fatto, molto difficile l’accesso ai servizi nonostante questi siano previsti dalla legislazione.