di Veronica Guerra
Tra il 2 e il 4 maggio si è tenuta a Santiago, in Cile, la 31esima Conferenza in occasione della Giornata internazionale per la libertà di stampa, durante la quale ogni anno viene assegnato da parte dell’UNESCO l’omonimo premio “Guillermo Cano”. I destinatari del riconoscimento di quest’anno, selezionati da una giuria di sei esperti indipendenti tra una serie di candidati, sono stati i giornalisti operativi nella Striscia di Gaza, che a partire dall’indomani del 7 ottobre 2023 hanno lavorato e continuano a lavorare in condizioni di estrema difficoltà e mettendo a rischio la propria incolumità per realizzare il loro lavoro giornalistico. Il riconoscimento è stato consegnato per conto della categoria a Nasser Abu Baker, presidente del sindacato palestinese dei giornalisti e Vicepresidente della Federazione internazionale dei giornalisti.
Il premio è stato istituito nel 1997 in onore del giornalista colombiano Guillermo Cano Isaza, assassinato a Bogotà il 17 dicembre 1986. Viene assegnato ogni anno dall’UNESCO ad una persona o organizzazione che si sia distinta per il proprio operato nel campo nell’informazione, con speciale riguardo ai contesti in cui queste attività sono ostacolate o comportano dei rischi importanti per la vita stessa dei giornalisti.
La direttrice generale dell’UNESCO, Audrey Azoulay, ha commentato l’assegnazione ricordando come “ogni anno, il premio UNESCO/Guillermo Cano rende omaggio al coraggio dei giornalisti che operano in circostanze complesse e pericolose. Anche quest’anno il Premio ricorda a tutti noi l’importanza dell’azione collettiva necessaria per assicurare che i giornalisti di tutto il mondo possano continuare a realizzare il loro essenziale lavoro investigativo e di informazione”.
Dal 7 ottobre 2023 l’UNESCO, sulla base di dati forniti da organizzazioni non governative, ha riconosciuto la morte di almeno 26 tra giornalisti e operatori nell’ambito dei bombardamenti su vasta scala operati sulla Striscia di Gaza. Si è quindi scelto di assegnare il premio ai giornalisti gazawi in virtù del più ampio sostegno dell’UNESCO al lavoro giornalistico in vari scenari di guerra e di crisi, non solo nell’enclave palestinese ma anche in territori scossi da conflitti e in cui vi è difficoltà a garantire una corretta e indipendente informazione giornalistica.