di Rainer Maria Baratti
Il 15 luglio 2021 la Camera dei deputati ha approvato con 361 voti a favore, 34 no e 22 astenuti, la risoluzione per l’approvazione delle missioni all’estero, la quale include la missione bilaterale di addestramento e assistenza nei confronti delle Istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi. La risoluzione si inserisce nel quadro della procedura prevista dalla legge n. 145 del 21 luglio 2016, la quale si applica per l’approvazione e il finanziamento delle missioni all’estero che non rientrano nei casi previsti dagli artt. 78 e 87 della costituzione, a condizione che avvengano nel rispetto del diritto internazionale generale, del diritto internazionale dei diritti umani, del diritto internazionale umanitario e del diritto penale internazionale.
La risoluzione approva e finanzia gli accordi di cooperazione con la Libia ma impegna il governo a verificare la possibilità di trasferimento del contenuto degli stessi dal quadro bilaterale al quadro europeo, facendo specifico riferimento alla missione Irini di EUNAVFOR MED avviata ufficialmente dall’Unione europea il 31 marzo 2020. La missione, che fatica a partire perché ha incontrato resistenze da parte libica, ha il compito di implementare l’embargo di armi dirette e provenienti dalla Libia e, in continuità con la precedente missione Sophia, di assistere nello sviluppo della capacità e nella formazione della Guardia costiera libica. È bene ricordare che, sempre nel mediterraneo centrale, si svolge l’operazione Themis (ex Triton) dell’agenzia Frontex che ha il compito di proteggere le frontiere dell’Unione. A tal proposito è di interesse la recente notizia dell’azione legale intrapresa da un gruppo di ONG presso la Corte di Giustizia Europea che chiama in causa il ruolo dell’agenzia e l’accusa di aggressione, furto, detenzione non autorizzata, trasferimento in mare forzato ed espulsione collettiva. La Corte prossimamente si dovrà pronunciare circa l’ammissibilità dell’azione legale.
I parlamentari che si sono espressi in modo contrario alla risoluzione hanno evidenziato che la condizione di decine di migliaia di persone in Libia rimane drammatica e che, nonostante questo e la difficile transizione politica del Paese, l’Italia, Malta e l’agenzia europea Frontex hanno intensificato il sostegno alla Guardia costiera libica a cui vengono segnalate le imbarcazioni da intercettare anche all’interno di SAR europee. A ciò si aggiunge che le violazioni organizzate e continuate da parte delle autorità libiche sono attualmente oggetto di un’indagine della Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità. A tal proposito si ricorda il caso emblematico di Abdurahman al-Milad, detto al-Bija, noto trafficante di esseri umani responsabile, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, di violenze inaudite e ricevuto e accolto in Italia come esponente della Guardia costiera libica, segnando l’importante infiltrazione dei trafficanti di esseri umani tra le fila della Guardia costiera libica. Tutto ciò, secondo la relazione di minoranza, renderebbe il governo italiano corresponsabile delle violenze, delle torture e delle sistematiche violazioni dei diritti in quanto continua a finanziare e supportare il sistema d’intercettazione della Guardia costiera libica e, di fatto, il sistema di detenzione di rifugiati e migranti.
Il giorno precedente all’approvazione della risoluzione alla Camera, il mondo del terzo settore si è riunito in Piazza di Monte Citorio per protestare contro l’approvazione del rifinanziamento. I manifestanti hanno indossato simbolicamente una benda sugli occhi volta a significare la volontà del parlamento di non vedere quello che accade in Libia e nel mediterraneo. Secondo il report missing migrants dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM), il mediterraneo è sempre più un mare di morte a causa dell’assenza delle navi ONG e di navi di ricerca e soccorso dei governi europei, facendo svolgere tali attività alle autorità libiche e tunisine. Il report evidenzia come, per il secondo anno di fila, vi è un aumento delle operazioni di ricerca e soccorso da parte dei Paesi nordafricani: 23.117 persone recuperate nei primi sei mesi del 2020 e 31.500 persone recuperate nei primi sei mesi del 2021. Molte di queste persone sono state rimpatriate in Libia, dove rischiano di subire tortura o trattamenti inumani e degradanti o di essere rimpatriati nel proprio paese di origine col rischio di subire ulteriori gravi violazioni dei diritti umani.
Da quanto detto, mentre ci si domanda se il finanziamento degli accordi con la Libia sia conforme al diritto internazionale, possiamo notare che l’Italia e l’Europa continuano a pensare la migrazione in termini di contrasto dei flussi migratori irregolari e che non vi sono tentativi forti volti a pensare a politiche di salvataggio in mare e di tutela dei diritti delle persone che scommettono la propria vita tra le onde del mediterraneo.